
Perché picchi? Io non voglio…
Pagine: 30., ill., cartonato
EAN: 9788883890963
Editore: Zaphyro Edizioni
Collana: Primavera
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Carlo arriva a scuola, è tutto trafelato e appena incontra la maestra le dice: “Papà e mamma hanno litigato e urlato”. La maestra lo abbraccia e cerca di aiutarlo a parlare e capire. “papà è teso, arrabbiato le cose non vanno tra loro, spesso litigano, questa mattina…”. Nell’area dell’ascolto Carlo propone ai compagni questo problema: “quando i grandi litigano o si arrabbiano o picchiano”. La sua compagna Maria dice che quando i grandi litigano lei ha paura che si facciano male, Giulia interviene dicendo che quando i suoi genitori litigano lei fa pipì nel letto e Marco non può: “dimenticare gli occhi del mio papà quando si arrabbia e mi sculaccia”. La maestra propone di disegnare le proprie paure, ansie e desideri e quindi di esporre i loro disegni. Davanti ai disegni la maestra commenta: “urlare, picchiare, usare la violenza in tanti modi non è bene perchè non aiuta. è importante dire ciò che non ci piace o non ci va in altri modi. Se non sei d’accordo puoi dirlo, così come puoi dire ciò che non ti piace e ti fa arrabbiare.”

Sono solo fantasie?
L’abuso sessuale e le inascoltate verità dei bambini

La ricerca delle radici
Identità, migrazioni, adozioni, orientamenti sessuali e percorsi terapeutici

Psicologia delle punizioni fisiche
I danni delle relazioni educative aggressive
Molte persone ritengono che picchiare, punire, sgridare, minacciare i bambini sia una necessità educativa. Non si tratta solo di situazioni estreme e difficili, come sostengono i mass media e una certa cultura psicologica; molti genitori abusano in questo modo dei propri figli, causando loro grossi problemi di relazione con gli adulti e con il gruppo dei pari, oltre ad altre importanti difficoltà comportamentali.Questo volume si propone di allertare psicologi, insegnanti, educatori, genitori e quanti lavorano attorno a questi problemi sui danni che atteggiamenti aggressivi possono causare nei bambini, e sollecita ad essere più comprensivi, attenti e rispettosi nei confronti dei più piccoli. Il libro parte dalla descrizione storica dei metodi punitivi e di correzione dei bambini, per dimostrare che l’idea che si debba picchiare per il bene del bambino è falsa. La seconda parte del libro pone invece l’attenzione sulle conseguenze psico-fisiche e sociali e delinea gli aspetti della funzione genitoriale, della relazione adulto-bambino e della valutazione di questa relazione. Tutto il lavoro è accompagnato da schede e criteri di valutazione della funzione educativa e del rapporto adulto-bambino.

L’abuso infantile
Tutela del minore in ambito terapeutico, giuridico e sociale
Il volume è il risultato dello studio, dell’esperienza e delle riflessioni dell’autrice che, attraverso il lavoro terapeutico, peritale e di formazione degli operatori, entra quotidianamente in contatto con i bambini vittime di abuso e con le problematiche emotive, relazionali e istituzionali che a questo tipo di intervento sono connesse. I diversi professionisti coinvolti a vario titolo in questo ambito (psicologi, psicoterapeuti, periti, avvocati, giudici) troveranno un’ampia rassegna delle questioni da affrontare per comprendere l’indicibile sofferenza del bambino abusato e per accogliere con il massimo tatto e rigore metodologico la sua rivelazione. La prima parte del testo mostra come lavorare con i minori vittime di violenza voglia dire venire a patti con la paura, il disorientamento, la confusione, la negazione, ecc. Il ruolo di chi si occupa di questi bambini è prima di tutto quello di aiutarli, attraverso un ascolto competente e non neutro, a legittimare le loro emozioni, dando loro diritto di cittadinanza, affrontando la catastrofe emotiva che segue alla manifestazione della rabbia taciuta e alla piena e dolorosa consapevolezza di essere stati feriti — nella maggior parte dei casi — proprio da chi invece avrebbe dovuto prendersi cura di loro, come un genitore o uno stretto parente. Nella seconda parte del libro, anche attraverso la presentazione di studi di caso, viene dato spazio al percorso terapeutico e giudiziario che il bambino abusato deve affrontare e agli strumenti (il gioco, il disegno, la metafora) che i professionisti hanno a disposizione per ascoltarlo e supportarlo nell’elaborazione del trauma.

Capire i disagi dei bambini
Le richieste d’aiuto che preoccupano i genitori
Figli che fingono di essere malati per non andare a scuola, che soffrono per l’arrivo di un nuovo fratellino, bambini che litigano con i compagni di scuola, che mentono continuamente, adolescenti che rispondono male agli insegnanti e scappano di casa. Si tratta di episodi quotidiani, poco eclatanti e forse proprio per questo erroneamente sottovalutati da genitori e educatori, che tendono a sdrammatizzare, a ricondurre tutto a un capriccio passeggero, oppure reagiscono assestando uno sculaccione «educativo» o attaccando con bruschi rimproveri. L’autrice, psicologa e psicoterapeuta, avvalendosi di storie comuni, in cui ciascuno si può riconoscere e confrontare, opera un’attenta analisi in due direzioni: da un lato indaga le cause di questi comportamenti problematici e i disagi che possono averli originati, dall’altro fornisce all’adulto utili suggerimenti per compiere le scelte più opportune e guidarlo verso la soluzione del problema.

Perché mio figlio non mi ubbidisce
Strategie per una buona relazione educativa
Il testo offre ai genitori, e più in generale a tutti coloro che si occupano di educazione, la possibilità di riflettere e di confrontarsi sul proprio modo di educare i bambini comprendendone le difficoltà e i bisogni al fine di sviluppare modalità efficaci per gestire e risolvere i momenti di criticità nella relazione educativa. Attraverso storie “vere” raccontate dai genitori, vengono presentati importanti spunti di riflessione: cosa possiamo fare quando la relazione con il bambino rischia di trasformarsi in una estenuante “lotta” quotidiana, quando rimproveri, urla, minacce, capricci, diventano la “normale” modalità di relazione? O quando il bambino sta male, si fa male, ha paura. È responsabilità dell’adulto comprendere cosa stia succedendo e, assumendo un atteggiamento di ascolto attivo, aiutarlo a trovare soluzioni adeguate.